LA FESTA PATRONALE
Storia del Culto Patronale in onore del Santissimo Salvatore a Militello in Val di Catania (CT) - Città d'Arte Patrimonio dell'Umanità - UNESCO
Militello in Val di Catania, piccola cittadina adagiata sui monti Iblei, a circa cinquanta km da Catania,
può vantare un rapporto privilegiato con il sacro; quì infatti il Patrono non è un Santo ma lo stesso Dio,
venerato sotto l'alto titolo di Santissimo Salvatore il cui culto è antichissimo tanto da risalire al tempo
dei Greci come afferma lo storico locale don Pietro Carrera (1573-1636), per il quale la prima chiesa a
tributare la devozione più antica a Cristo fu quella di S. Sofia, termine che sta ad indicare la "Divina Sapienza",
appellativo con cui i Greci solevano indicare il Santissimo Salvatore.
Tale culto fu particolarmente coltivato dai Bizantini, autori di una immagine del "Cristo Pantocratore"
tramandataci sulla nuda roccia all'interno di una grotta situata alla periferia sud-est dell'attuale abitato.
In seguito alla dominazione Saracena (827-1085), i Normanni rinnovarono il culto al Santissimo Salvatore
nei principali centri della Sicilia, innalzando in Suo onore templi e basiliche.
Sotto le dinastie angioina ed aragonese, il culto venne ulteriormente incrementato tanto che nel 1510 i Barresi,
signori del luogo, fecero erigere una cappellanìa che aveva il nome e l'immagine del Salvatore,
ottenendone il privilegio di un beneficio. La devozione al Santissimo Salvatore prevalse a Militello nei secoli.
Con ordinanza del 9 luglio 1787 (resa esecutiva dal Vescovo di Siracusa Mons.
Giovanbattista Alagona nel marzo 1788), il Vice Re di Napoli, regnando Ferdinando II di Borbone (1751-1825),
onde porre fine alle continue controversie sulle prerogative matriciali e patronali con la
chiesa di S. Maria, e nella opportunità di conciliare le varie posizioni presenti tra gli strati della
popolazione onde condurle in una sorta di unanime consenso a una pace duratura, decretò la soppressione
delle parrocchie antagoniste, elevando la Chiesa Madre di S. Nicolò alla dignità di unica Parrocchia,
erigendola in Collegiata sotto il titolo del Santissimo Salvatore che fu in quel secolo acclamato e
riconosciuto quale unico Patrono della Città, ottenendo così il riconoscimento del culto antico di oltre nove secoli.
Le festività esterne legate al culto del Santissimo Salvatore, nelle forme derivate dai riti greco-bizantini prima
e cattolico-occidentali dopo, hanno luogo da tempo immemorabile. Dal secolo XVI agli anni sessanta del XX secolo in occasione
di tali festività si correva il palio, inizialmente sotto il titolo del SS. Bambino.
Celebrata per tutto l'Ottocento nel giorno della solennità della Sua Trasfigurazione (6 agosto), la Festa del Santissimo
Salvatore, unico Patrono della Città, fu stabilita in data fissa nel giorno 18 agosto, con decreto Vescovile, agli inizi
del XX secolo (12 luglio 1909) con conseguente Ottava nel giorno 25, per motivi legati alla condizione contadina del tempo, ed
incardinata secondo gli schemi tipici tardo-barocchi delle principali feste patronali di Sicilia.
La Festa ha inizio l'8 Agosto, giorno della "Cantata", con il suono festoso delle campane e lo sparo della salve di colpi a
cannone; la sera si conduce in processione un quadro, opera di ignoto dei primi dell'Ottocento, raffigurante il volto di Cristo
Salvatore. Il corteo avanza per le principali vie della Città intonando un ritornello da cantarsi nei pressi dei vari quartieri storici e degli antichi conventi e monasteri della Città. E' l'annuncio con il quale, ancora una volta,
si invitano i cittadini a prepararsi, con rinnovata fede e devozione, all'approssimarsi della festività patronale.
Segue un periodo di nove giorni di attesa ("Novenario") e di celebrazioni liturgiche in preparazione alla solennità. Si arriva a giorno 17,
"Vigilia" della Festa.
La mattina inizia con il giro per le vie della Città del corpo bandistico locale per la tradizionale questua. Alla sera, una
delegazione del Comitato per i festeggiamenti, unitamente al suo Presidente, si reca al Palazzo di Città per prelevare il Sig.
Sindaco e le Autorità civili e militari, quindi il corteo muove verso la Chiesa Madre.
Il Sindaco reca con sè la chiave "Vrbis Praefe - Patrono Svo", il Presidente pro-tempore dei festeggiamenti la "Vniversitas
Militelli - Patrono Svo" ed il Parroco della Matrice la "Archipresbyter - Patrono Svo".
Dopo l'offerta del cero votivo e l'omaggio floreale al Patrono da parte del primo cittadino, avviene lo svelamento della venerata
effigie del Santissimo Salvatore con apertura delle artistiche porte in bronzo della Sua cappella, disserrate mediante le tre storiche
chiavi in argento, riunitesi per l'occasione.
Giorno 18, "Festa del Patrono", la Città si sveglia con il suono festoso delle campane e lo sparo della salve di centouno
colpi a cannone seguiti, in mattinata, dal solenne Pontificale e, nel pomeriggio, dall'uscita del fercolo dalla Chiesa Madre; il suggestivo
affidamento al Patrono dei figli della Città, denudati e rivestiti del tradizionale abitino devozionale rosso, simbolo dell'ardore della
fede, dell'amore in Cristo e della Sua regalità, e la conseguente trionfale salita verso il Monte Calvario, luogo simbolico della Sua morte
e risurrezione, sono coronati dallo sparo di rinomati fuochi d'artificio.
Quindi il popolo devoto conduce in solenne processione il fercolo del Patrono per le vie della Città, sfarzosamente addobbate a festa per
l'occasione, parate con drappi bianchi e rossi, coperte, luci, fiori e altarini devozionali.
L'"Ottavario" vede il susseguirsi di numerose celebrazioni in ambito liturgico nonchè varie iniziative a carattere culturale, sportivo e
ricreativo facenti da cornice di intrattenimento per quasi tutte le fasce di età della popolazione.
La "Veglia di preghiera" del 24 e la breve processione del simulacro sino ai "quattro canti" del giorno 25, "Ottava" della festa,
concludono il quadro dei solenni festeggiamenti patronali.
La Chiesa Madre ha rappresentato nei secoli un importante punto di riferimento per la Città. Lo storico secentista Filippo Caruso nelle sue "Cronache inedite"
ci informa come le funzioni di maggiore importanza avessero luogo presso la Matrice con l'assidua partecipazione dei Signori del luogo unitamente ai Gendarmi e ai Magistrati,
riportando in modo dettagliato la cronaca delle esequie del compianto Principe don Francesco Branciforti, avvenute presso la suddetta chiesa, testimoniando con ciò la grandezza
e l'importanza che la stessa ricopriva all'interno della vita sociale e religiosa dell'intera città per l'epoca.
Nel corso dei secoli XVII-XIX, l'assegnazione ai gabelloti delle pubbliche gabelle con il metodo della "estinzione della candela", avveniva davanti al sagrato della Chiesa Madre.
Inoltre, durante l'Ottocento, il Consiglio Civico del Comune di Militello si riuniva dietro avviso affisso nei luoghi pubblici, e dietro suono della campana maggiore della Chiesa Madre.
Anche la Festa è stata da sempre momento di aggregazione e di tripudio non solo per la cittadinanza tutta e per i centri vicini ma anche per i visitatori, al punto da divenire, a pieno titolo
negli anni, la principale attrazione turistico-religiosa nel cuore dell'estate militellese, inserita a pieno titolo nella splendida cornice barocca di un patrimonio di inestimabile valore per l'Umanità,
degno di ottenere il riconoscimento e la tutela dell'Unesco.
E' in occasione della Sua annua festività patronale che i figli della Terra ritornano da ogni parte del mondo nella loro Città natìa, e i forestieri si apprestano ad onorare la mirabile effigie
di Cristo Salvatore, quale Dio accende di luce e di fede ad ogni cadenza d'agosto.
Nata sul finire del Settecento per il nobile fine della pacificazione tra gli strati della popolazione nell'eterna lotta tra le fazioni, la festa patronale del Santissimo Salvatore, unico patrono della Città, fu
celebrata a spese della "Vniversitas Militelli" (Comune) per tutto l'Ottocento, quale espressione del sentimento religioso e devozionale universale della cittadinanza.
In occasione dell'annuale festività patronale, fino agli anni '50 del secolo scorso, i proprietari e i metatieri dei campi a seminativo inviavano la propria offerta di grano direttamente in chiesa con
muli e cavalli che, con i sacchi in groppa e festosamente bardati con mazzi di spighe, dovevano arrampicarsi per l'erta scalinata della Matrice, fino alla porta maggiore. Immagini devote di vari formati
raffiguranti la sacra effigie del Patrono, appuntate ai sacchi e ben visibili, rappresentavano l'indirizzo del destinatario, il segno dell'offerta, un surrogato dell'attributo sacro dipinto in un ex-voto.
Nelle antiche case contadine, le grandi volte a padiglione, dette dammusi, ricevevano a decorazione immagini devote, incollate sulla superficie modellata dai cannizzi, oppure poste sulle facce interne degli armadi o al
fondo di parete degli stipi e delle iazane; su queste superfici, ogni anno, la festa recava nuove immagini che andavano sovrapponendosi con le precedenti a strati e a palinsesti. Non di rado era comune trovare immaginette
del SS. Salvatore, inserite o appiccicate tra le pagine degli atti notarili, onde propiziare la positiva conclusione degli affari nonchè tra i documenti d'archivio, a protezione e divina intercessione.
Da sempre ciascuno si prostra devotamente in adorazione davanti a Lui, recando con sè in ogni circostanza o necessità pubblica o privata un'icona del "Divinissimo", quale simbolo principale della propria
identità culturale e religiosa e a testimonianza di quell'indissolubile legame con le proprie radici destinato a non affievolirsi con il trascorrere del tempo.
La prestigiosa Festa Patronale in onore del Santissimo Salvatore di Militello in Val di Catania (già in Val di Noto fino al 1861) ed il suo Comitato-Festeggiamenti fanno parte, dal 2013, della Rete dei Comitati delle Feste del Val di Noto, da Maggio 2021 è stata riconosciuta ed inserita nel R.E.I.S. (Registro delle Eredità Immateriali della Regione Sicilia) quale esempio di Festa del Cattolicesimo Illuminato e nel 2022 ha ottenuto il Patrocinio dell'Assessorato Reg.le dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana.